Numero di messaggi : 3410 Punti : 6041 Compleanno : 11.03.94 Data d'iscrizione : 12.04.09 Età : 30 Umore : Solare
Titolo: Vademecum del bravo pr Ven Ago 27, 2010 12:02 am
Bisogna essere sempre amichevoli ed intrattenere buone relazioni con tutti..anche all'estero..
principessina Io Inizio
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Titolo: Re: Vademecum del bravo pr Dom Set 19, 2010 8:44 am
e sì.....si deve essere dei bravi intrattenitori...infatti dopo si riscuotono soddisfazioni a buttare...ihihihihhi:
Peschereccio mazarese attaccato dai libici Inserito il 16 settembre 2010 alle 10:42:00 da ferpel. IT - Attualità
Quello che fa più rabbia è il tentativo, alquanto maldestro, da parte di alcuni esponenti del governo italiano di cercare di minimizzare l’episodio.
Si tinge di giallo l’episodio verificatosi domenica scorsa al largo delle coste libiche, in acque internazionali che ha visto protagonisti un peschereccio di Mazara del Vallo, ‘Ariete’, e una motovedetta di Tripoli, la ‘654 Sabratha’. La motovedetta era una delle sei consegnate dall’Italia alla Libia in attuazione degli accordi tra i due Paesi del 2007 per il contrasto all'immigrazione clandestina. I militari libici hanno intercettato la nave da pesca italiana e intimato l’alt. Il comandante dell’Ariete però, dopo essersi fatto riconoscere come nave da pesca italiana, ha messo in atto una manovra di fuga. A quel punto i libici hanno sparato colpi di ‘avvertimento’ contro il peschereccio intimando ancora l’alt. Questa è in sintesi la versione data dai marittimi italiani sfuggita ad un possibile ‘sequestro’ di nave e uomini, come spesso capita ai pescherecci mazaresi in quella parte del mare Mediterraneo, il vecchio e caro ‘Mare Nostrum’. “Sono le 19,10 quando la guardiacoste libica ‘654 Sabratha’, in servizio di perlustrazione per il contrasto all'immigrazione clandestina intercetta l'"Ariete" a circa 30 miglia nautiche a nord della località di Abu Kammash, lat. 33°28'21'' N.: a bordo, come previsto dagli accordi tra i due Paesi, ci sono anche militari italiani in qualità di osservatori. Il comandante dell'unità libica, ritenendo di averne constatato l'attività di pesca di frodo in acque considerate da quelle autorità di propria pertinenza, ordina all'equipaggio di preparare le armi portatili in dotazione e intima al peschereccio, mediante segnalazioni di rito anche con la sirena di bordo, di fermare le macchine, al fine di consentire il controllo. Dopo vari inefficaci tentativi di fermare l'imbarcazione, contattandola in lingua inglese anche via radio e dopo aver chiesto agli osservatori delle Fiamme gialle di comunicare al peschereccio, in lingua italiana, di fermare le macchine per evitare il ricorso alle armi, il comandante libico decise di passare alle vie di fatto. Sono le 19,25, alla latitudine 33°31'30'' N., quando i libici iniziano a fare fuoco prima in aria, poi in acqua e successivamente contro il peschereccio, colpendolo in varie parti dello scafo senza provocare evidenti danni: ma l'Ariete, imperterrito, prosegue la navigazione verso nord. Alle 20 il comandante dell'unità militare straniera, valutata l'impossibilità di bloccare la corsa del natante fuggitivo decide di interrompere l'azione in attesa di ordini da parte delle autorità libiche competenti. Tre quarti d'ora più tardi, a seguito delle disposizioni impartite dalle autorità libiche, il comandante del guardiacoste inverte la rotta e si dirige verso il porto di Zuwarah”. Questa potrebbe essere la versione fornita dai libici sull’episodio. Ed invece, non lo è! E’ la versione sull’accaduto verbalizzata in una riunione di inchiesta svoltasi ieri al Viminale, in Italia per far luce sul mitragliamento del peschereccio mazarese. Una versione che sembra mostrare negativamente il comportamento del peschereccio italiano e non criticare quello della motovedetta libica. Anzi sembra che il Viminale neghi che poi ci sia stato anche un drammatico inseguimento in acque internazionali del peschereccio italiano da parte della motovedetta libica. Immaginiamo un pò la scena accaduta, degna di un film d’azione, con colpi di mitra sparati e urla in libico ovviamente! Soprattutto però, si provi ad immaginare quello che hanno provato i pescatori mazaresi, tra il pianto che si sono fatti, morti di paura si saranno sentiti impotenti di fronte ad un’arroganza che si mostra puntuale ogni volta che un peschereccio italiano capita a tiro. Da ricordare però, che non sono solo i libici a comportarsi così, ma anche i tunisini. Le due versioni non coincidono. Comunque sia risulta che quando la motovedetta libica inverte la rotta e rinuncia a bloccare la nave italiana e fa poi, rientro verso il porto di Zuwarah, si trova a circa 17 miglia più a nord del punto in cui ha intercettato l’Ariete. La nuova latitudine è 33°45'23''N. la precedente era lat. 33°28'21''. A parte il fatto che a quel punto le due imbarcazioni erano ancora di più al largo, come abbiano potuto arrivarci se non rincorrendosi? Il capitano Gaspare Marrone, comandante dell’Ariete, è stato ascoltato ieri da magistrati della Procura di Agrigento, ed ha ribadito quanto aveva dichiarato il giorno successivo al mitragliamento all'Ufficio Circondariale Marittimo di Lampedusa dove si era rifugiato con la sua imbarcazione. Dichiarazione che è già agli atti dell'inchiesta giudiziaria avviata proprio dalla Procura della Repubblica di Agrigento. Marrone ha spiegato che: “l'imbarcazione non era impegnata in una battuta di pesca e che si trovava in acque internazionali”. Secondo il comandante: “alle 18.10 la motovedetta libica ha aperto per la prima volta il fuoco, successivamente ha seguito il peschereccio sparando altre raffiche; infine, alle ore 23 ha desistito dall'inseguimento”. Marrone ha anche sottolineato che: “Si è trattato di un assalto bello e buono, di un tentativo di abbordaggio che è proseguito per circa tre ore, anche dopo la nostra fuga, con raffiche di mitraglia sparate a intervalli di un quarto d'ora-venti minuti”. Da più parti in Italia sono giunte critiche sul come ha reagito il governo italiano di fronte a questo che è indubbiamente un fatto grave e che avrebbe richiesto una reazione decisa da parte di qualsiasi altro governo. Ovviamente non da quello italiano che è ‘legato’ dalla forte ‘amicizia’ tra Berlusconi, capo del governo italiano, e Gheddafi, leader indiscusso della Libia. Quello che poi, fa anche più rabbia è il tentativo alquanto maldestro da parte di alcuni esponenti del governo italiano di cercare di minimizzare l’episodio. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha accusato i marinai di pescare illegalmente in acque libiche e quello del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che ha parlato di un incidente sostenendo che forse i militari libici avevano scambiato il peschereccio italiano per un barcone carico di clandestini. Entrambe le spiegazioni non sono accettabili. Secondo le convenzioni internazionali le acque territoriali di un Paese non vanno oltre le 12 miglia dalla costa, l’Ariete era a 30 miglia. E anche se fosse stato così, di certo l’Ariete non stava pescando, altrimenti con il cavolo riusciva a liberarsi delle reti e a scappare velocemente, più della motovedetta libica, in così poco tempo. Non è possibile nemmeno che possa esserci stato una identificazione errata dell’imbarcazione in quanto come ha dichiarato il comandante dell’Ariete, alla nave libica è stato detto chiaramente: “siamo pescatori italiani”. In merito si è espresso Luigi de Magistris, eurodeputato IdV e responsabile giustizia di IdV. “Le reazioni del governo all'aggressione della motovedetta libica verso il peschereccio Ariete fanno pensare ad un esecutivo che di fronte al dittatore Gheddafi cade in uno stato di pietosa narcolessia”. “Il Governo, con Maroni e il ministro Frattini in testa, dovrebbe chiedere con determinazione un chiarimento alle autorità libiche invece, preferisce la strada dell'appeasement verso il dittatore, comodo e utile per gli affari del presidente del Consiglio e per la politica xenofoba e raccatta voti della Lega”, ha concluso De Magistris. E allora cosa è veramente successo nel mare al largo della Libia domenica scorsa? http://www.liberoreporter.it/NUKE/news.asp?id=5447 bhe',non c'è che dire..il rispetto è rispetto